Libro: palla bella palla ovale cade bene cade male – I ruoli (Cap. 11)

Palla bella palla ovaleNiente ruoli ai bambini, nessun mediano di mischia o di apertura, nessun pilone, solo minirugbisti con qualche eventuale simpatico nomignolo. La diversificazione del ruolo avverrà in seguito, quando il naturale processo di crescita inizierà a svelare qualche anticipazione sulla loro struttura fisica di domani. Dall’under 14 (che non è più minirugby) i giocatori avranno una loro posizione in campo e quindi un ruolo ben preciso.

Dunque niente ruoli specifici. Il minirugbista deve però imparare a capire “chi è” e “che cosa fa” in campo in un determinato momento. Si tratta di rendere consapevole un bambino del suo ruolo in un gruppo. Provate a fermare un bambino che corre verso la meta con la palla in mano e rivolgetegli la seguente domanda: “Chi sei, che cosa fai?”. È ovvio che la risposta sarà: “Mi chiamo Marco e corro con la palla!!!”. Ebbene no, ditegli che lui in quel momento è il portatore di palla e sta andando a segnare la meta, e che tutti lo devono sapere.

Mettete due bambini in coppia a correre insieme, e date la palla ad uno solo. Fermate il gioco e rivolgete la domanda “Chi sei e cosa fai?”, solo al bambino senza palla. Dopo le consuete simpatiche risposte del tipo “sono Luca e sto correndo”, ditegli che lui è il sostegno e aiuta il portatore di palla, e tutti gli altri lo devono sapere.

Anche con i difensori, questo gioco a quiz funziona alla stessa identica maniera. Per loro le risposte dovranno essere: “sono il difensore e sto andando a placcare il portatore di palla” oppure, sono il sostegno del difensore e aiuto anch’io a rubare la palla”. Questa pratica risulta molto utile per coinvolgere i mitici bambini “satellite” (quelli che stanno lontani dalla palla),  ma soprattutto vi aiuta a capire il motivo per cui che il bimbo rimane lontano dal grappolo umano. Il bimbo satellite potrebbe non aver nessuna intenzione di andarsi a cercare guai in mezzo al groviglio, oppure ha ritenuto più utile occupare lo spazio ed aspettare che la palla esca dal raggruppamento e gli arrivi tra le mani.

In ogni caso è interessante osservarli bene, anche per poter riuscire ad immaginare, in base alla loro capacità motorie ed al loro carattere, quale ruolo potrebbe essere loro affidato, se mai un giorno giocheranno in una squadra di adulti, magari nella Nazionale con vostra somma soddisfazione. Ispirandomi ad un testo tratto dal libro “La leggenda di Maci” di Marco Pastonesi, che descrive con divertente ironia i ruoli del rugby, per analogia ho provato a costruire un piccolo campionario, che potrebbe aiutare educatori e genitori ad immaginare cosa diventerà nel futuro, il piccolo rugbista:

 

Il futuro prima linea

Troppo facile pensare al bimbo grassottello. No, miei cari, la mitica correlazione “bimbo ciccione – futuro pilone”, non funziona più.

Innanzitutto perché nell’arco di qualche anno il fisico del bimbo potrebbe asciugarsi. E poi perché le prime linee moderne sono dei muscolosi marmorei giganti e non più lardosi panciuti. Sono poche quindi le caratteristiche che vi permetteranno di individuare il pilone e il tallonatore del domani. In genere si tratta di un infaticabile testardo che quando vede un raggruppamento si frega le mani e ci si tuffa dentro. Non ha una corsa molto veloce e se entra in possesso della palla sceglie sempre di infilarsi tra gli avversari, piuttosto che cercare zone di campo sguarnite di difesa. È un punto di riferimento per tutti, perché è il più generoso, è un bimbo che non si tira mai indietro, soprattutto durante il terzo tempo a base di pane e salame. In genere le mamme degli altri bambini lo adorano.

Palla Bella Palla Ovale - Immagine 11

Il futuro seconda-terza linea

Intuire quali dei nostri piccoli atleti potranno avere il privilegio di appartenere alla famiglia delle seconde-terze linee non è semplice, figuriamoci riuscire a distinguere tra una seconda ed una terza linea.

Diciamo però che è la grinta che caratterizza questi bimbi. Sfidano senza problema gli avversari ed ogni volta che incocciano le difese, emettono suoni gutturali, come la tennista quando colpisce la palla. Normalmente alla fine dei tornei escono dal campo senza avere più un goccio di benzina, a secco, prosciugati. Le loro boccucce sono aperte in cerca di ossigeno, i polmoni si gonfiano sotto le maglie. Dopo le partite gli sguardi dei loro genitori esprimono soddisfazione, soprattutto perché sanno che appena appoggeranno la testa sul cuscino si addormenteranno come angioletti.

 

Il futuro numero otto (terza linea centro)

Avere una futuro numero otto in campo è un evento che capita raramente. Lo si riconosce subito perché lui è il capobanda, ma non quei capibanda scansafatiche e filibustieri che quando si grida “raccogliete le borracce ed i palloni”, sono già a farsi la doccia.

Lo riconoscerete dal fatto che è sempre in grado di capire quello che succede in campo, vi elenca presenti ed assenti, e se potesse, andrebbe a prendere a casa quei bimbi che non hanno voglia di fare gli allenamenti. Quando arriva il momento di metterci la faccia, oltre la faccia ci mette spalle, cuore e gambe. Desidera ardentemente essere il capitano, ma non lo chiede mai, perché in cuor suo sa bene che a gridare “ip-ip-urrà”, sono capaci tutti.

 

Il futuro mediano di mischia

Non c’è ombra di dubbio che il fisico di questo bimbo non è possente. È piccolo, secco ma molto agile, veloce e scattante per sfuggire meglio, quasi fosse un’anguilla. Possiede uno sguardo da furbetto, ed è un attento osservatore. Spesso cerca di convincere i compagni a passargli la palla, con la solenne promessa di restituire il passaggio quanto prima, ma una volta entrato in possesso della palla, cerca il varco tra la difesa avversaria si invola verso la meta, lasciando a secco i suoi compagni. Se viene sgridato per un fallo tende a giustificarsi dicendo qualche bugia di troppo. Altra caratteristica tipica del futuro mediano di mischia è la voce che alcune volte è scambiata per un megafono. Possiede un volume di voce altissimo, che sconfina nelle frequenze degli ultrasuoni. Durante le pause degli allenamenti distribuisce le borracce, versando l’acqua direttamente sulla testa dei compagni. Insomma è uno di quei bambini furbetti ed un po’ dispettosi che però sanno molto abilmente anche farsi perdonare e coccolare.

 

Il futuro mediano di apertura

I bimbi sono tutti belli, ma il futuro mediano di apertura è il più bello di tutti. All’età di 8 anni è leggermente più alto degli altri, normalmente ha i capelli biondi e gli occhi azzurri e possiede già un portamento elegante. È uno dei primi ad arrivare agli allenamenti, sceglie il pallone più pulito per non sporcarsi le mani e comincia a calciare, prova i drop e cerca di infilare il pallone tra i pali. In genere quando gli si chiede di andare a riprendere il pallone caduto dall’altra parte dalla rete, accampa un sacco di scuse, dice che si sporcherebbe gli scarpini nuovi e cerca di convince un suo compagno (probabilmente il futuro pilone) a recuperare il pallone al suo posto. E normalmente lo convince. Dopo allenamenti invernali caratterizzati dal terreno fangoso, mentre i suoi compagni sono irriconoscibili, nessuno capisce come faccia ad uscire dal campo lindo e pettinato e con pantaloncini e maglietta freschi di bucato. Adora indossare magliette da gioco griffate e colorate che i suoi genitori gli comprano per renderlo ancora più bello.

 

Il futuro centro

È innanzitutto un bimbo che placca bene, ma non è solo questa abilità che permette di capire che “centro” potrebbe essere il suo ruolo. La sua vera indole, è che gli viene naturale fare quel gioco di gambe, finte, cambi di direzione, che mettono in crisi gli avversari. Ma se a queste innate abilità si aggiunge che il bimbo è dotato di un baricentro basso, allora non ci sono più dubbi, perché chi ha il baricentro basso, magari non sarà un corridore velocissimo, ma di solito ha l’arte del placcaggio e di un buon passaggio di palla. L’importante è  ricordarsi di non chiamarlo mai “culo basso”.

 

Il futuro ala

Lo dice la parola stessa. L’ala è il bambino scheggia, freccia, insomma il corridore puro. Quello che, il suo papà direbbe di lui: “Mio figlio non cammina, corre”. Quando ingrana la quinta tutto il suo mondo si concentra su quella riga bianca, tutti i suoi sensi, tutto il suo cervello sono spasmodicamente puntati là, gli avversari devono essere birilli da saltare. Alla fine degli allenamenti si reca negli spogliatoi correndo, e dietro di lui c’è la mamma che corre ansimante pregandolo di aspettarla. Poi, quando la mamma arriva finalmente nei pressi dello spogliatoio, lui ha già fatto la doccia ed è già pronto per andare, anzi per correre a casa.

 

Il futuro estremo

Calmo, sereno e tranquillo, quando lo cerchi, lui è là in fondo. Tutti pensano che sia un “bimbo satellite”, uno cha ha paura di andare a cercarsi guai e preferisce rimanere lontano dalla palla. Ma lui giustifica la sua posizione arretrata dicendo che si sente come la sentinella in cima al fortino. Quando avvista l’attacco degli avversari diretti verso la propria linea di meta si mette a gridare come un ossesso, chiedendo sostegno in difesa, ma non esita un attimo a metterci una pezza tutte le volte che l’avversario buca la difesa. Normalmente è un bimbo che prima di giocare a rugby aveva provato il calcio, nel ruolo di portiere o di difensore.

Palla Bella Palla Ovale - Immagine 12

meta load-static"> Post Views: 118

Un pensiero su “Libro: palla bella palla ovale cade bene cade male – I ruoli (Cap. 11)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.