Libro: palla bella palla ovale cade bene cade male – Doti e virtù (Cap. 9)

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Doti e virtù

Alcuni affermano che la cosa più difficile nel minirugby è capire chi è più bravo di altri perché la bravura, a differenza di altri sport, non si misura attraverso particolari doti tecniche, come ad esempio saper calciare un pallone in rete o buttarlo in cesto. Molto bravo nel minirugby può non avere lo stesso significato che in altri sport.

Per segnare punti nel minirugby basta portare il pallone oltre una linea. Quindi tutti i bambini sono tecnicamente in grado di segnare la meta senza il bisogno di esercitarsi nel gesto di appoggiare un pallone a terra. Insomma un bambino che gioca a calcio od a basket deve per forza esercitarsi per impadronirsi della tecnica, mentre nel minirugby qualsiasi bimbo vicino alla linea di meta, che riesca in qualche maniera ad avere tre le mani la palla può segnare punti senza aver avuto bisogno di esercitarsi.

Un bimbo che segna molte mete, non è necessariamente più bravo di quelli che non riescono mai a segnare un punto. Nelle categorie dei più piccoli bisogna lavorare molto per sviluppare la capacità di andarsi a procurare il pallone e di saperlo proteggere per condividerlo con tutti i compagni di squadra. Non è una cosa semplice, perché prima di fare questo bisogna relazionarsi con gli altri e quindi essere una squadra.

La dote e la bravura di un piccolo giocatore di rugby si misura perciò anche attraverso l’impegno, la lealtà, la solidarietà, la capacità di stare in gruppo e di saper rispettare le regole, i compagni, gli avversari e l’arbitro. Sembra quasi che nel rugby si debbano avere più virtù che doti tecniche. Ma le virtù non appartengono allo sport, quanto invece alle persone che praticano, insegnano e seguono uno sport.

Quindi affermare che il rugby sia diverso dagli altri sport perché è ricco di valori e di virtù non è corretto. Diciamo che fino ad ora l’ambiente del rugby non è per la maggior parte popolato da persone che perseguono esclusivamente i valori della fama, successo e ricchezza a tutti i costi. Ma in molte realtà il mito di un rugby in cui sono tutti amici, bravi, buoni, leali ed onesti inizia a scricchiolare seriamente. Possiamo affermare che ad un educatore di minirugby è richiesto anche di insegnare il rugby cercando di mantenere il più a lungo possibile l’immagine di uno “sport nobile” che ci è stata consegnata dai nostri predecessori.

Molti affermano che la “cultura del rugby” rende il rugby diverso dagli altri sport, ma si deve prestare molta attenzione, poiché la cultura del rugby non è basata solo sui valori dell’amicizia, lealtà, bontà, tanto blasonati nell’immaginario collettivo e citati in romantici aforismi.

La cultura del rugby deriva dalla natura stessa di gioco di contatto e di situazione e dalla sua moderna evoluzione, in cui è richiesta sempre più velocità. Correre con la palla in mano potendo scegliere se andare a scontrarsi con altri bambini od essere determinati nel fare cadere il tuo avversario per rubargli la palla, sono gesti che possono rendere il gioco difficile, aspro e spesso duro, soprattutto se giocato a velocità e ritmi elevati. Ed è proprio da queste situazioni aspre e dure, che emergono la cultura ed i valori di cui ci si vanta tanto, perché se non riesci ad essere forte, coraggioso, generoso, altruista, sereno, tutto potrebbe diventare brutale, e bellissime azioni di gioco, potrebbero in un attimo diventare spiacevoli episodi.

Nei bambini doti e virtù, andrebbero semplicemente fatte emergere, perché spesso sono insite nei loro comportamenti. Inoltre, un valore che andrebbe insegnato in tutti gli sport e non solo nel minirugby, è la consapevolezza che la sconfitta non dovrebbe essere vissuta come un dramma, ma un’occasione per migliorare e che la vittoria è bella quando ci si diverte tutti insieme.

Possedere prima di tutto valori e virtù, è la base per diventare un buon atleta, ma soprattutto per essere un adulto consapevole ed un buon cittadino di domani.

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