Naturalmente chi ha più risorse economiche più è in grado di mettere in pratica quel che viene citato nell’articolo.
Riporto, comunque, uno stralcio del documento che può essere considerato utile per tutti:
“Oltre a questo lavoro individuale, è importante anche il confronto tra reparti e con il resto della squadra. Ciascun settore, mischia, touche, difesa o attacco che sia, ha i propri leader che si confrontano collettivamente e con gli allenatori spiegando, per esempio, se hanno riscontrato una debolezza nella difesa degli avversari o pensato a nuove idee tattiche per metterli in difficoltà. Insomma, non è l’allenatore che dice come difende la prossima squadra che si affronterà, ma sono i giocatori a capirlo: poi chiaro, va da sé che il compito dello staff è quello di correggere e aiutare. Tutto ciò presenta inoltre un altro enorme vantaggio: se una cosa è detta da un compagno di squadra, ha un impatto diverso e superiore sul gruppo rispetto all’allenatore. Sembra strano ma è così: i leader della squadra sono riconosciuti come tali, ci si fida della loro esperienza e della loro abilità di comprendere il gioco. In queste situazioni spesso l’allenatore si faceva volontariamente da parte lasciando la parola. Ed è qualcosa che ho ritrovato anche in Nazionale durante la gestione Brunel. Facevamo un lavoro molto interessante e stimolante: ci si divideva in gruppi, ognuno con un leader e responsabile di un determinato settore del gioco. Al termine del confronto il leader esponeva a squadra e staff tecnico ciò che il proprio gruppo aveva riscontrato dalle immagini.”